Camminando per le vie di Tallinn capita spesso di imbattersi in persone che chiedono informazioni in estone e ricevono una risposta in russo, o viceversa. Con i suoi 1.350.000 abitanti, l’Estonia è un paese di ridotte dimensioni che, tuttavia, presenta alcuni aspetti peculiari interessanti sotto il profilo economico e sociale. Situata in un’area strategica fra UE e Russia, ha dimostrato di saper attuare un’efficace transizione verso l’economia di mercato rispettando in tal modo i criteri imposti dall’Unione Europea. In questa piccola nazione convivono da sempre estoni e russi: questi ultimi sono circa il 25% della popolazione e l’80% di tutti i non-estoni presenti nel territorio. Nel documento varato dalla Commissione Europea facente seguito alla domanda di adesione dell’Estonia all’Unione, si legge: «L’Estonia ha varato un certo numero di norme interne per assicurare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle minoranze». Prosegue il paragrafo dedicato ai criteri socio politici da soddisfare: «La carenza principale del sistema attuale è costituita dall’insufficienza dei mezzi posti a disposizione dei russofoni desiderosi di apprendere l’estone per prepararsi all’esame di naturalizzazione». Nel testo si parla anche della necessità di rendere più agevoli le procedure per naturalizzare i bambini apolidi nati in Estonia. Sì, perché in seguito alla legge del 1992 esiste la possibilità di scegliere un «passaporto grigio» grazie al quale si acquisisce lo stato di apolide (al momento ne è in possesso circa il 9% della popolazione).
Proclamatasi unilateralmente indipendente il 30 aprile 1990, l’Estonia viene riconosciuta internazionalmente tale nel 1991. Essa è oggi una democrazia parlamentare sancita dalla Costituzione adottata in seguito al referendum del 1992. Dopo secoli di invasioni da parte del Regno di Danimarca e Svezia, nell’agosto 1939, l’URSS la proclama «Repubblica Socialista Sovietica Estone» grazie al patto Ribbentrop- Molotov, siglato fra Mosca e Berlino,in seguito al quale Mosca forza l’Estonia ad accettare le proprie basi militari accusandola di non essere sufficientemente neutrale. È dal 1940 che inizia l’occupazione sovietica: moltissimi estoni vengono deportati ed uccisi, così, mentre Hitler e Stalin continuano ad affrontarsi l’Estonia cade per tre anni sotto il controllo dei nazisti. Questo passaggio è vissuto più come una liberazione dall’Unione Sovietica che non come un’ulteriore invasione. La drammaticità di questi fatti storici si rivela quando molti fratelli sono costretti ad affrontarsi in battaglie cruente schierati in fronti contrapposti. Nel periodo fra le due Guerre, la popolazione estone è abbastanza omogenea; l’8% nel 1934 è russo ed il 4% tedesco e svedese. Ma dal 1944 riprende il processo di russificazione. La popolazione estone diminuisce dall’82% nel 1934, al 61.5% nel 1989 e gli aneliti indipendentisti sono repressi. A partire dal crollo dell’Unione Sovietica e dall’indipendenza della nazione nel 1991, si verifica un «ironico» capovolgimento di prospettiva: i russi vengono considerati minoranza e l’estone diventa la lingua principale di comunicazione.
Ed è proprio negli anni ’90 che il diritto di cittadinanza viene riconosciuto solo a coloro che erano cittadini estoni prima del 1940. Sono, di conseguenza, immediatamente esclusi i russi emigrati in Estonia dai tempi di Stalin in poi, tanto che la nuova Repubblica attribuisce loro il nome di «alieni» o semplicemente «cittadini dell’Unione Sovietica». Le procedure per acquisire la cittadinanza si inaspriscono, a causa dell’introduzione di un esame nel quale il candidato deve dimostrare tanto la conoscenza della lingua estone scritta quanto di quella parlata. Difficoltà e costo abbastanza elevato dell’esame riducono il numero di candidati disposti ad affrontare il test. Gli esperti assicurano che una buona parte della popolazione russofona denunci di essere discriminata in ambito lavorativo. Nella seguente tabella si riporta un sondaggio effettuato nel 2007 dal Ministero degli Affari Interni estone dove si descrive, in percentuale, il livello di discriminazione percepito:
Estoni | Non estoni con una buona conoscenza della lingua | Non estoni con scarsa conoscenza della lingua | |
RELAZIONI LAVORATIVE | |||
Trovare lavoro | 17 | 41 | 24 |
Ricevere lo stipendio | 28 | 40 | 14 |
Figure di responsabilità | 16 | 12 | 13 |
Promozione | 11 | 15 | 4 |
Altro tipo (…) | 9 | 24 | 27 |
Sistema scolastico | 24 | 28 | 19 |
Accesso alla pubblica istruzione | 7 | 38 | 14 |
Accesso al sistema sanitario | 24 | 15 | 16 |
Mutui bancari | 16 | 8 | 5 |
Vicini di casa | 16 | 7 | 12 |
Relazioni familiari | 9 | 6 | 22 |
Mass Media | 15 | 42 | 43 |
Stampa | 9 | 37 | 23 |
Radio e TV | 7 | 36 | 30 |
Internet | 7 | 24 | 10 |
Sorprendentemente trovano maggiori difficoltà i non-estoni con un buon comando della lingua, i quali, anche se da tempo residenti in Estonia, sono di fatto considerati stranieri. È importante sottolineare che i flussi migratori che hanno portato i cosiddetti «non-estoni» nel territorio, non seguono le dinamiche tipiche dei flussi come comunemente intesi: essi sono il risultato di una riorganizzazione interna del Paese. Molti di questi immigranti, inoltre, appartengono ad un ceto sociale piuttosto benestante che li contraddistingue dai migranti che oggigiorno decidono di lasciare la propria patria. La minoranza russa deriva da tre principali movimenti: gli immigrati del periodo sovietico (1945-1991), la minoranza di russi che viveva nella Repubblica di Estonia prima del 1940, i figli di immigrati nati in Estonia.
Un altro studio condotto nel 2007 da un gruppo di esperti a proposito della disparità di trattamento nei confronti della popolazione russofona ha confermato come questa sia generalmente meno interessata a partecipare alla vita politica. All’inizio degli anni ’90 si crea il partito per la «Rappresentanza della Popolazione non estone». L’impossibilità per i russi di partecipare alla vita politica comporta molti problemi: essi infatti non possono né votare alle elezioni e neppure proporsi per essere eletti. Secondo la Commissione Elettorale estone, nel 1999 si presentano due partiti russi che ottengono in tutto 6 rappresentanti al parlamento (Riigikogu), poi fino al 2007 più nessuno. Se nel passato i giornali in lingua russa erano numerosi, ora si riducono a due quotidiani: Estonija e Molodjozh Estonij. Nella primavera del 2009 si è promossa una campagna televisiva per l’integrazione nella quale si assiste al tentativo di rappresentare degli stereotipi positivi delle due diverse nazionalità.
Il tema delle minoranze torna drammaticamente attuale nell’aprile 2007 quando, in seguito alla rimozione del monumento militare sovietico nel parco Tionismagi, si accendono gli scontri fra estoni e russi. La statua, ricordo della battaglia per la liberazione di Tallinn, è per la minoranza russa motivo di orgoglio, mentre per gli estoni rappresenta il dominio sovietico. Questo provoca una dura reazione di Mosca, la quale da una parte chiede che vengano imposte sanzioni al piccolo Paese e dall’altra sottolinea la necessità di porre fine ai comportamenti discriminatori nei confronti della minoranza russa. Nel 2003 Igor Ivanov, Ministro degli Affari Esteri, chiede con forza all’UE che l’inclusione dell’Estonia nell’UE debba comportare immediati provvedimenti contro gli atteggiamenti discriminatori nei confronti delle minoranze. Non mancano già da allora gli ottimisti come Dmitrij Trenin, vice-direttore della branca moscovita del pensatoio statunitense “Carnegie”, a sostenere che nel futuro si sarebbe creata una vera e propria area euro-russa nella zona baltica.
A partire dal 1 gennaio 2010 l’Estonia è entrata a far parte dell’euro area sostituendo la corona estone (EEK). Il governo di Tallin è riuscito a far in modo di portare ai livelli stabiliti dall’UE il rapporto tra il PIL e il debito pubblico e il deficit.
L’Unione Europea ha una grande responsabilità nei confronti delle numerose persone ancora senza cittadinanza e delle difficoltà derivanti dal perseguimento della politica adottata dal Governo di imporre la lingua estone come discriminante nel lavoro e nell’educazione. Se lo scopo del processo di allargamento è quello di portare pace e prosperità in Europa, sottovalutando queste dinamiche si potrebbe compromettere la stabilità interna dell’Estonia ed i rapporti con la Russia, impegnata a difesa dei propri connazionali rimasti fuori dai confini patrii dopo la dissoluzione dell’URSS.
* Eleonora Ambrosi è dottoressa in Scienze Linguistiche (Università Cattolica di Milano)