Il nostro redattore Daniele Scalea, autore de “La sfida totale”, è stato intervistato da Radio Italia, emissione italiana dell’IRIB (radio ufficiale iraniana), a proposito delle rivelazioni di “Wikileaks” concernenti Berlusconi, l’Italia ed i rapporti politico-energetici con la Russia.
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Di seguito la trascrizione integrale.
Tenendo conto delle recenti rivelazioni apparse su “Wikileaks” a proposito dell’Italia e del suo Premier, sembra che Berlusconi abbia in qualche modo indispettito gli USA per i suoi rapporti troppo stretti con Putin.
Premettiamo che le rivelazioni di “Wikileaks” riguardano fatti già abbastanza noti, almeno agli addetti ai lavori. Il fatto cioè che Berlusconi avesse indispettito gli Stati Uniti con la sua politica nel corso dell’ultima legislatura era stato notato dagli esperti già un paio d’anni or sono, e la cosa era apparsa anche nella stampa generalista – sia in quella di Berlusconi, sia in quella d’opposizione. “Wikileaks” ha dato la certezza di quanto già si era intuito.
Berlusconi è entrato in politica con una linea fortemente filo-statunitense: fino a qualche anno fa criticava i suoi competitori politici del Centro-Sinistra accusandoli di non seguire a sufficienza le direttive degli USA. E’ cambiato radicalmente nel corso del suo ultimo governo. L’avvicendamento tra Bush – con il quale aveva un forte rapporto personale ed una certa affinità politica – e Obama – col quale evidentemente non è riuscito ad instaurare una relazione analoga (e per Berlusconi è molto importante il piano personale) – lo ha spinto non certo ad entrare in aperto contrasto con gli USA, ma ad avvicinarsi maggiormente alla Russia. Ci sono stati segnali eclatanti, come quando, durante la crisi georgiana, Berlusconi ha preso le parti di Mosca, unico tra i paesi della NATO; durante il suo governo l’ENI ha fatto grossi sforzi verso la realizzazione del South Stream, accantonando il Nabucco patrocinato dagli USA.
Dunque il problema è che, a causa di Berlusconi e (come ha già accennato) dell’ENI, la Russia ha potuto contare in Europa d’un paese che appoggiava sistematicamente la sua causa?
Sì, queste sono state le parole utilizzate dall’ambasciatore statunitense Spogli nei dispacci pubblicati. Va detto che l’Italia non è un caso molto isolato. La Russia in Europa ha instaurato rapporti eccellenti con altri paesi, su tutti la Germania e, in tempi più recenti, pure la Francia. In Italia, rapporti amichevoli con la Russia ci sono stati anche sotto governi di segno opposto, come quello di Prodi. Berlusconi ha solo dato più risalto a questo orientamento filo-russo, indispettendo particolarmente gli USA.
C’è di più. Gli USA s’interessano maggiormente a quello che fa l’Italia, rispetto ad altri paesi come la Germania o la Francia, perché sanno d’avere una leva maggiore sulla sua politica. Per Washington è molto più facile influire sulla politica estera italiana – e lo stiamo vedendo proprio in questi giorni – che su quella d’altri paesi che tendono a privilegiare il proprio interesse nazionale. Le faccio un esempio emblematico. Nei dispacci diplomatici pubblicati, si parlava d’informatori degli USA all’interno della politica di altri paesi. In Italia nessuno si è preoccupato di chiedersi chi fossero, ma in Germania il Partito Liberale – che pure è fortemente atlantista – ha autonomamente provveduto ad individuare la “talpa” al suo interno ed a cacciarla. Da loro l’interesse e l’indipendenza nazionali sono presi molto sul serio, invece in Italia c’è la tendenza a farsi influenzare dall’estero, e ad accettare quest’influenza come normale.
Crede che la crisi in corso del governo italiano risponda ad un programma preordinato?
Da quando l’ambasciatore Spogli inviò il suo celebre cablogramma a Washington, nel quale parlava di “contromisure”che coinvolgevano politici dell’opposizione, del governo e del partito di Berlusconi, pensatoi e stampa, per opporsi alla linea filo-russa – era il gennaio 2009 – abbiamo assistito ad una recrudescenza d’inchieste giudiziarie e d’articoli scandalistici sulla stampa riguardanti Berlusconi, nonché ad una crescita dell’opposizione interna al PDL. Alcune di queste cose avvenivano già in passato, ma non con l’intensità sperimentata nell’ultimo biennio, e per la prima volta col coinvolgimento d’una parte del partito di Berlusconi, fino a due anni fa sempre monolitico nel difendere il proprio capo. Tutto questo fa pensare che le “contromisure” di cui parlava Spogli abbiano avuto una certa influenza. Lo vediamo anche nell’atteggiamento della stampa in questi giorni. Le rivelazioni di “Wikileaks” hanno avviato un’altra campagna, non più solo contro Berlusconi ma anche – ed è particolarmente significativo – contro i rapporti tra l’Italia e la Russia.
Perché questa parte del documento di Spogli, riguardante le “contromisure” messe in atto dall’Ambasciata USA, è stata meno citata nella stampa italiana?
La risposta la dà lo stesso Spogli, quando afferma esplicitamente che una parte della stampa italiana è coinvolta in questo suo programma per contrastare la politica filo-russa di Berlusconi. La grande stampa ha la facoltà e la capacità di selezionare le notizie da diffondere, e saggiamente (dal loro punto di vista) ha deciso d’omettere questo particolare, per concentrarsi invece su quelle parti che costituiscono un atto d’accusa verso Berlusconi e la sua politica. Va notato che l’altra parte, ossia i media controllati da Berlusconi, si è parimenti ben guardata dal citare quel passaggio del cablogramma di Spogli. Ciò è dovuto probabilmente alla grande vulnerabilità di Berlusconi in questa particolare fase politica: il fatto che lui abbia sempre dato un grande risalto alla fedeltà ed all’amicizia agli USA. Da qui la difficoltà a difendersi in un’occasione in cui Washington appare critica nei suoi confronti, e la conseguente riluttanza ad ammettere l’ingerenza degli USA. Essa potrebbe costituire, per molti dei suoi seguaci, non un motivo in più per difenderlo, ma la ragione per abbandonarlo.