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La geopolitica dell’Unione Europea per l’Atlantico meridionale

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Fonte: http://licpereyramele.blogspot.com/2011/01/la-geopolitica-de-la-union-europea-para.html

Quando il prof. Karl Haushofer pubblicò la sua Geopolitik de Pazisfischen Ozeans (1925), era ben sicuro che la sua visione degli spazi oceanici fosse palesemente una impugnazione dei domini coloniali britannici e delle loro rotte di accesso, principalmente quella marittima. L’opera di Haushofer viene ora riletta e ricontestualizzata alla luce della crisi energetica e delle risorse idriche che sta vivendo il pianeta. Partendo da questa prospettiva non può apparire strana la presenza navale britannica – come forza della NATO – negli spazi dell’Atlantico Sud e il rafforzamento delle isole, specialmente le Malvine, come potenziali basi militari che le consentono contiguità geografica immediata verso l’Antartide.

Dunque, se riesaminiamo sommariamente le motivazioni formulate dai centri d’intelligenza strategica degli USA, Inghilterra e Germania, possiamo provare che la visone geopolitica di quegli Stati, aggruppati nell’Alleanza militare più forte dai tempi della post Guerra Fredda, mira proprio a determinare i fattori di rischio, la loro amministrazione e la capacità delle forze strategiche per condurre, secondo i casi, operazioni militari sugli spazi marittimi del pianeta.

Queste analisi futuribili (Zukunftanalyse) costituiscono i piani strategici degli USA e della NATO per intervenire direttamente negli spazi dell’Atlantico Sud. E a questo punto vale la pena stabilire le differenze geopolitiche esistenti tra il pensiero nordamericano-europeo e quello latinoamericano.

In effetti, mentre gli USA e l’UE parlano di una geopolitica comunitaria e globale, senza per questo prescindere del tutto dallo Stato nazionale, i latinoamericani restano ancora intrappolati nella retorica della geopolitica dello Stato nazione. Una prova di questa retorica è il principio del Cile nel Pacifico e dell’Argentina nell’Atlantico. Qual è l’origine ideologica di questo principio? Sicuramente la dottrina della Guerra Fredda. Ma una volta che è stata superata la Guerra Fredda, continuare a battere su questo principio geopolitico non ha più alcun senso, eccetto che per gli interessi degli USA e dell’UE e per la loro politica mondiale di dominio degli spazi marittimi. Se intendiamo che la geopolitica è una scienza convenzionale di cui fanno parte la cartografia e il diritto internazionale, allora possiamo capire che quello di cui oggi necessita l’America latina per affrontare le sfide della globalizzazione (globalizzazione perversa, come l’ha definita il geografo brasiliano Milton Santos) è precisamente una nuova geopolitica della cooperazione, della difesa e della sicurezza cooperativa. Quando gli Stati dell’ABC riusciranno a formulare una geopolitica sudamericana per quegli spazi e la corrispondente forza strategica per la loro sicurezza e difesa, forse allora potremo sostenere, con un certo grado di ragionevolezza, che le rivendicazioni latinoamericane di carattere regionale sugli spazi dell’Atlantico e del Pacifico del Sud sono assicurate.

Le relazioni dello Zentrum für Transformation der Bundeswehr: Sicherheitspolitische Zukunktsanalyse. Ausblick auf 2035. Trends und Entwicklungen (Centro per la Trasformazione dell’Esercito Federale. Analisi future politiche sulla sicurezza. Una panoramica verso il 2035. Tendenze e sviluppi), o il Global Trends 2015: A dialogue about the future, redatto dalla CIA, o, infine, il The DCDC Global Stratetig Trends Programme 2007 – 20336 del MOD dell’UK, sono una prova della visione geopolitica dei rapporti internazionali e della sicurezza e difesa che propongono gli USA e l’UE.

Per quanto concerne la cartografia di questi due spazi, vale la pena prendere in considerazione la proposta fornita da due centri di studi geopolitici britannici, considerati tra i più celebri al mondo: IBRU ( International Boundaries Research Unit), dell’Università di Durham, centro diretto dal prof. Martin Pratt, la cui cartografia sull’Artico e l’Antartico mette in luce con molta chiarezza le pretese spaziali delle grandi potenze e, specificamente, la cartografia: New South Atlantic maritime claims maps. Argentina and UK claims to maritime jurisdiction in the South Atlantic and Southern Oceans, e il PERG (Politics and Environment Research Group), dell’Università di Londra, diretta dal prof. K. Dodds, uno dei più rinomati geopolitici britannici ed esperto dell’Antartide. Il suo libro: Pink ice: Britain and the South Atlantic Empire (2002), dovrebbe rappresentare un libro di lettura obbligatoria per i geopolitici latinoamericani. Sotto questo aspetto, vale la pena reiterare che il potere geostrategico è una somma di fattori e variabili poggiate sulla geopolitica, e non unicamente sulla forza militare, come la si è intesa, erroneamente, in America latina. Non sono solo importanti le navi di una flotta di guerra, ma anche quelle della flotta mercantile, i pescherecci, gli studi e le prospezione oceanografici, le cattedre universitarie e i centri di ricerca. Tutto ciò costituisce un vantaggio competitivo geopolitico degli USA e dell’UE che siamo ben lontani da raggiungere.

Cile, gennaio 2011

(*) Direttore del Centro Studi del bacino del Pacifico CECPAC – UPLA. Professore Associato delle cattedre di Storia Moderna, Storia Contemporanea e Storia del Pensiero Politico, Università di Playa Ancha.

(trad. di V. Paglione)

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