Fonte: http://licpereyramele.blogspot.com/2011/01/la-geopolitica-de-la-union-europea-para.html
Dunque, se riesaminiamo sommariamente le motivazioni formulate dai centri d’intelligenza strategica degli USA, Inghilterra e Germania, possiamo provare che la visone geopolitica di quegli Stati, aggruppati nell’Alleanza militare più forte dai tempi della post Guerra Fredda, mira proprio a determinare i fattori di rischio, la loro amministrazione e la capacità delle forze strategiche per condurre, secondo i casi, operazioni militari sugli spazi marittimi del pianeta.
Queste analisi futuribili (Zukunftanalyse) costituiscono i piani strategici degli USA e della NATO per intervenire direttamente negli spazi dell’Atlantico Sud. E a questo punto vale la pena stabilire le differenze geopolitiche esistenti tra il pensiero nordamericano-europeo e quello latinoamericano.
In effetti, mentre gli USA e l’UE parlano di una geopolitica comunitaria e globale, senza per questo prescindere del tutto dallo Stato nazionale, i latinoamericani restano ancora intrappolati nella retorica della geopolitica dello Stato nazione. Una prova di questa retorica è il principio del Cile nel Pacifico e dell’Argentina nell’Atlantico. Qual è l’origine ideologica di questo principio? Sicuramente la dottrina della Guerra Fredda. Ma una volta che è stata superata la Guerra Fredda, continuare a battere su questo principio geopolitico non ha più alcun senso, eccetto che per gli interessi degli USA e dell’UE e per la loro politica mondiale di dominio degli spazi marittimi. Se intendiamo che la geopolitica è una scienza convenzionale di cui fanno parte la cartografia e il diritto internazionale, allora possiamo capire che quello di cui oggi necessita l’America latina per affrontare le sfide della globalizzazione (globalizzazione perversa, come l’ha definita il geografo brasiliano Milton Santos) è precisamente una nuova geopolitica della cooperazione, della difesa e della sicurezza cooperativa. Quando gli Stati dell’ABC riusciranno a formulare una geopolitica sudamericana per quegli spazi e la corrispondente forza strategica per la loro sicurezza e difesa, forse allora potremo sostenere, con un certo grado di ragionevolezza, che le rivendicazioni latinoamericane di carattere regionale sugli spazi dell’Atlantico e del Pacifico del Sud sono assicurate.
Le relazioni dello Zentrum für Transformation der Bundeswehr: Sicherheitspolitische Zukunktsanalyse. Ausblick auf 2035. Trends und Entwicklungen (Centro per la Trasformazione dell’Esercito Federale. Analisi future politiche sulla sicurezza. Una panoramica verso il 2035. Tendenze e sviluppi), o il Global Trends 2015: A dialogue about the future, redatto dalla CIA, o, infine, il The DCDC Global Stratetig Trends Programme 2007 – 20336 del MOD dell’UK, sono una prova della visione geopolitica dei rapporti internazionali e della sicurezza e difesa che propongono gli USA e l’UE.
Per quanto concerne la cartografia di questi due spazi, vale la pena prendere in considerazione la proposta fornita da due centri di studi geopolitici britannici, considerati tra i più celebri al mondo: IBRU ( International Boundaries Research Unit), dell’Università di Durham, centro diretto dal prof. Martin Pratt, la cui cartografia sull’Artico e l’Antartico mette in luce con molta chiarezza le pretese spaziali delle grandi potenze e, specificamente, la cartografia: New South Atlantic maritime claims maps. Argentina and UK claims to maritime jurisdiction in the South Atlantic and Southern Oceans, e il PERG (Politics and Environment Research Group), dell’Università di Londra, diretta dal prof. K. Dodds, uno dei più rinomati geopolitici britannici ed esperto dell’Antartide. Il suo libro: Pink ice: Britain and the South Atlantic Empire (2002), dovrebbe rappresentare un libro di lettura obbligatoria per i geopolitici latinoamericani. Sotto questo aspetto, vale la pena reiterare che il potere geostrategico è una somma di fattori e variabili poggiate sulla geopolitica, e non unicamente sulla forza militare, come la si è intesa, erroneamente, in America latina. Non sono solo importanti le navi di una flotta di guerra, ma anche quelle della flotta mercantile, i pescherecci, gli studi e le prospezione oceanografici, le cattedre universitarie e i centri di ricerca. Tutto ciò costituisce un vantaggio competitivo geopolitico degli USA e dell’UE che siamo ben lontani da raggiungere.
Cile, gennaio 2011
(*) Direttore del Centro Studi del bacino del Pacifico CECPAC – UPLA. Professore Associato delle cattedre di Storia Moderna, Storia Contemporanea e Storia del Pensiero Politico, Università di Playa Ancha.
(trad. di V. Paglione)